Anche a prescindere dai numerosi riconoscimenti e nomination in festival internazionali, il film di Simon Fitzmaurice ha il pregio di saper cogliere il coacervo di pulsioni che scuotono gli adolescenti e di saperli portare sullo schermo cogliendoli nell'intimo senza preoccuparsi di chi cerca la verosimiglianza a tutti costi.
Sarà forse perché ha cinque figli e conosce quindi la materia dal vivo ma sin dall'incipit, da quella frase scritta su un foglietto che ha dato il via al film ("La vita scorre velocemente, come le montagne sullo sfondo e un giorno ti svegli..."), si diverte a prendere lo spettatore di sorpresa. Come fanno le montagne a scorrere? Scorrono quando ci muoviamo velocemente (i Lumière lo compresero subito e diedero al loro cinema quel movimento che gli mancava collocando la loro macchina da presa su treni e imbarcazioni) per dimenticare che la meta finale della vita è quella che Robert non manca mai di porre in evidenza nei suoi corsi: la morte.
Il senso della perdita attraversa tutto il film così come la sensazione di avere qualcosa 'che non va', come si sente frequentemente ripetere Emily. È ciò che tanti adolescenti provano e che cercano di esorcizzare nei modi più diversi. Ad esempio sognando che il più bello (o la più bella della classe) condivida questa loro sensazione di inadeguatezza e li affianchi. Fitzmaurice fa diventare questo desiderio realtà e fa sì che la voiceover della protagonista trovi in quella di Amber una possibilità per uscire dalla gabbia del pensiero ed aprirsi al dialogo. Compiendo così il percorso inverso rispetto a quello del padre che aveva finito con il chiudersi nella gabbia di una psicosi molecolar-vegetale.
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